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venerdì 5 giugno 2015

LO ZEN E L'ARTE DELLA CHITARRA PUNK


«No! fermi! Ecco, avete sbagliato tutto. Avete dato una rapida occhiata alla chitarra e avete contato le corde… sei corde. Ora sapete che lo strumento ha sei corde. Siete già sulla cattiva strada.


IL CHITARRISTA ALIENATO

L’ideologia capitalistica ha un suo immaginario, degli schemi, delle etichette, dei ruoli. Uno di questi ruoli è quello del chitarrista. Il nostro sistema industriale e quindi la nostra società (sono praticamente la stessa cosa) si basa sul lavoro specializzato: non esiste più il lavoratore in grado di produrre un bene operando in tutti gli stadi produttivi. Questo accadeva quando i lavoratori erano realizzati e felici ma inefficienti. Il capitalismo non accetta l’inefficienza e la felicità, quindi nasce un nuovo tipo di organizzazione del lavoro secondo il quale un operaio si specializza nell’avvitare i bulloni, l’altro nell’usare la pressa ecc… Di conseguenza il sistema educativo si impegna a creare unità di produzione altamente specializzate che abbiano una conoscenza limitata ma profonda di un particolare campo produttivo.
Ma cosa c’entra questa parentesi marxista con la musica?
È presto detto: una delle specializzazioni possibili è quella del chitarrista e come tutte le altre è una mutilazione della persona. Immaginate un operaio costretto per tutta la vita a lavorare su una determinata macchina… lo vedete mentre svolge le sue funzioni preciso e sicuro come nessun’altro nella sua fabbrica? Vedete il suo terribile ghigno quasi compiaciuto ma allo stesso tempo vuoto e disperato? Tutto ciò si chiama ALIENAZIONE. Lo stesso ghigno lo potete ritrovare in Jimi Hendrix o in Santana nelle loro precise, perfette performances. Jimi Hendrix e Santana sono il Male. Il primo errore che può commettere un’aspirante chitarrista punk è ammirare questi sub- umani, ammirare la loro mostruosa bravura e aspirare a loro a guisa dello scalatore che rimira la vetta lontana. Attenzione, esiste un baratro sempre aperto e insidioso: lo Schema di Pensiero Metallaro, se eviterete di ammirare quel demone corruttore chiamato “tecnica” riuscirete a salvarvi.
Esercizio spirituale:
Gli idoli sono il pericolo maggiore; Paradossalmente per scongiurarlo è utile crearsi un idolo fittizio, un chitarrista di infima qualità al quale potete paragonarvi dopo poche ore di esercizio, Billie Joe dei Green Day o Kurt Cobain sono idoli perfetti per aspiranti chitarristi punk. Trovatevi un idolo fittizio e onorate la sua incapacità come il più grande dono del destino.

MENTE E STRUMENTO

Ora è necessario definire il rapporto chitarrista-chitarra.
Mi raccomando, se non avete una chitarra elettrica smettete di leggere, quelle cose vuote col buco che fanno poco rumore non c’entrano nulla con questa trattazione.
Prendete in mano lo strumento. Cos’è? Legno di pessima qualità, fili di ferro, rotelle, plastica, perni di metallo, un buco per la spina. Abbiate coscienza di questo: la chitarra non è nulla di più che un elettrodomestico. Quando la suonate dovete DISTACCARVI spiritualmente dallo strumento. Non dovete assolutamente rimanere emotivamente schiavi di un oggetto, voi siete esseri con anima, la chitarra è un arnese funzionale ad uno scopo. Lo scopo è il Rumore.
Esercizio spirituale:
Provate ora a sfregare energicamente ma con noncuranza il plettro sulle corde della chitarra, immaginatevi di star grattugiando il formaggio. Ripetete le seguenti parole “IO SONO DISTACCATO DALLO STRUMENTO”.

LA TERMINOLOGIA

È fondamentale liberarsi la mente da termini musicali specifici, tecnici. Usate solo quelle parole che non hanno un corrispondente nell’italiano di uso comune. Potete usare i termini “plettro”, “nota”, “amplificatore” ma guai al chitarrista punk che si spinge a dire “corda del Mi”! Molto meglio dire “la corda più grossa”. Solo gli ottimi chitarristi come me arrivano dopo un anno e mezzo di carriera a definire ancora le note con locuzioni vaghe e imprecise come “questa nota qui”, “qui serve la nota che fa BLEMM”, è il risultato di numerosi e sistematici esercizi di rimozione delle nozioni musicali che accidentalmente vengono assimilate.
Il chitarrista punk trascende la nomenclatura delle note, le note le sente e non le definisce perché rispetta la libertà del suono, quell’impalpabile successione di pressioni depressioni che si trasmettono nelle particelle d’aria. La nota è spirito, definirla con una squallida sillaba equivale ad incatenare una libellula al terreno.
Esercizio spirituale:
Imparare ad accordare una chitarra punk può essere utile per assimilare la scarsa importanza delle note. Non siate mai troppo precisi, compiacetevi della sgradevolezza del suono, siate rapidi ed approssimativi, ripetete: “TANTO CON IL DISTORSORE A MANETTA NESSUNO SI ACCORGE CHE E’ SCORDATA”. Ricordatevi che non è necessario accordare le due corde più sottili, il motto del chitarrista punk è “LE PRIME DUE CORDE NON SERVONO A NULLA” quando avrete completato il vostro percorso spirituale riuscirete a suonare una chitarra senza le prime due corde senza avvertire una sensazione di disagio.
L’ESTATICA BANALITA’
L’originalità è un demone che dobbiamo scacciare con tutta la nostra convinzione. Cercare nuove soluzioni musicali personali e innovative è un desiderio da chitarrista impuro. Il punk non è una cattedrale barocca, non è la muratura portante della cattedrale, non è nemmeno le fondamenta. Il punk è lo scavo di preparazione delle fondamenta, il vuoto, l’assenza. Vuoto di cui l’universo è pieno, un vuoto estremamente rumoroso.
È stupefacente come l’ascolto di certi album punk provoca una trascendentale sensazione di già sentito, quasi che gli stessi accordi si reincarnino in successivi cicli di vite in un eterno samsara privo di nirvana. La musica punk tende a ripetere l’eterna e monotona oscillazione del cosmo, quasi a imitare l’incessante frangersi delle onde nel bagnasciuga. Nel punk non c’è evoluzione, nulla si crea e nulla si distrugge, tutti gli elementi delle canzoni del gruppo più recente si possono trovare nei Ramones. Si dice che il punk non morirà mai perché è sempre esistito, perché è la particella fondamentale della musica, la sua riduzione ai minimi termini. Immaginate la savana africana… il leone emette un ruggito, multicolori uccelli lanciano strida nell’aria, un facocero raspa il terreno in cerca di cibo… tutto ciò è punk perché nulla può essere “meno” del punk.
Il buon chitarrista punk deve carpire nell’aria quei tre accordi, attingerli dall’inconscio collettivo, assolutamente consapevole che quei tre accordi sono già stati usati da un migliaio di gruppi californiani».



Questo saggio è stato scritto da Paolo, chitarrista dei Santoskianto, punk band del mantovano di inizio millennio. Sul loro sito non più esistente pubblicarono questa analisi profondissima del sistema e della cultura punk. Ciò che resta di tale sito è visibile qui per mezzo della Wayback Machine dell'Internet Archive.

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